Gli articoli si guardano, le fotografie si leggono (Arrigo Benedetti)







mercoledì 7 marzo 2012

La mia casa può suonare. London Jazz Festival Duemila e..





Che toni avresti in mente per le pareti del soggiorno? "Alle pareti un la-maggiore, ma su per la scala un pezzo dei Prodigy".
È molto probabile che Mike Blow possa rispondere così a chi si azzardi a chiedergli di che colore voglia ritinteggiare casa.


Photophonics è una sperimentazione, comparsa per la prima volta il 22 novembre 2009 tra i concerti di chiusura del London Jazz Festival, alla Clore Ballroom della Royal Festival Hall. Su uno schermo bianco lungo circa 10 metri, Mike, con l’aiuto di Bruno Mathez, proiettava una grande tastiera di pianoforte, con i tasti alti 3 metri e larghi 30 cm, e... la suonava. Nel buio della sala l’unica fonte luminosa erano i tasti che si accendevano al ritmo “electric-dub” del pezzo scelto per la performance. Dietro lo schermo, sulla parete, in corrispondenza dei tasti che si illuminavano, erano sistemati i sensori. Mike li suonava con la luce, ci sparava sopra i fari dalla consolle, posizionata lontano in cabina di regia.


In Photophonics le note musicali sono prodotte da piccoli circuiti di suono modulare. Ogni modulo è un minimo oscillatore analogico che può essere sintonizzato con un sensore luminoso. Il sensore reagisce immediatamente alla luce che gli batte sopra e suona. È uno strumento composto da sito-luce-suono che usa mascherine di selezione per proiettare la luce ed illuminare precisi elementi nello spazio, creando una relazione diretta fra l’audio e il mezzo visuale.
Di Photophonics Mike Blow ha realizzato tre versioni; ci ha provato con Torchophonics, Jazzophonics e recentemente Photophonics Kinetica Art Fair 2011, dove faceva suonare dei pilastri in un loop ossessivo di dieci lunghi minuti.


Suoni ipno-graffianti a parte, il progetto ispira -e autorizza- una vasta-gamma di bizzarrie ambientali. La luminosità è il parametro che controlla volume e tono delle note. Pareti, maniglie, quadri e armadi di casa potranno suonare quello che vogliamo, le note che decideremo di programmare comodamente in digitale: un programma per ogni occasione.
Un pezzo per ogni oggetto di casa, una playlist adatta allo stato d’animo del momento. Non musica di sottofondo da ascoltare diffusamente, ma suono che agisce insieme alle nostre azioni. In ogni stagione, sole, pioggia, o nuvole che siano, in un pomeriggio da soli in casa, o con gli amici più fidati, a suonare oggetti nello spazio. Senza toccarli.







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