Il lungofiume da
southbank a shad thames
La passeggiata lungofiume che va da Southbank al Tower
Bridge, passando per la Tate Modern, Bankside, London Bridge e More London, è
un catalogo urbano perfetto per capire la gentrificazione londinese. Siamo in
una zona trasformata a cominciare dal 2000, con i progetti per il nuovo
millennio di London Eye, Tate Modern e Millennium Bridge; l’ultimo cantiere,
One Tower Bridge e’ tuttora in corso, insieme all’ampliamento della Tate. Il
suo ruolo, nelle strategie di pianificazione, doveva essere il rilancio di
Londra metropoli globale, in termini di offerta culturale, spazi pubblici
percorribili, e servizi per il tempo libero. Tre km di percorso esclusivamente
pedonale parallelo al Tamigi, difficilmente riscontrabili altrove per
dimensioni, qualita’ e consistenza funzionale. Una sfida riuscita, se si ha
idea di quanto fossero impraticabili quei luoghi prima, per le condizioni di
forte degrado fisico e sociale.
Le aree interne, da Waterloo a Shad Thames declinano le
varie forme*(no
virgola) di gentrificazione. The
Cut e le stradine con le quinte compatte di vecchie case operaie in
mattoncini. Union St, parallela al fiume per un lungo tratto, e’ sede di centri
culturali, gallerie d’arte, studi di architetti e designers, teatri off e
ovviamente attraenti ristoranti e caffe’ alla moda. L’intero villaggio di Bankside e’ quintessenza di
gentrification, laddove i residenti risultano ormai in quota inferiore rispetto
a turisti e visitatori che vi circolano. Lo spiega il prezzo degli appartamenti
di Neo Bankside progettati da R. Rogers, recentemente completati sul retro
della Tate: da 2,5 a 22 m di sterline per 650 mq di penthouse vista St. Paul
Cathedral. La tipologia degli acquirenti e’ stata gia’ battezzata come
riversiders.
Di contro, progetti come Bankside Urban Forest, lanciato nel 2007 da una partnership
promossa da Better Bankside, per lo sviluppo sostenibile del quartiere,
dimostra come l’impatto delle trasformazioni puo’ essere mitigato da strumenti
di partecipazione sociale.
Borough High street e’ un buon esempio per comprendere la fase di innesco di un processo di
gentrification, dovuto a valori di rendita posizionale, che in proiezione
saranno da capogiro. La strada, agganciata ad un landmark del calibro della
Shard, collega London Bridge con Elephant & Castle ed e’ ormai asse
baricentrico tra nodi urbani e infrastrutturali in ristrutturazione profonda
nei prossimi 10 anni.
Piu’ in la’, a Bermondsey street, un esempio di
gentrification particolarmente riuscita. Oltre Bermondsey, alla voce
super-gentrification troviamo il quadrilatero di Shad Thames. Ma con alcune varianti sostanziali. Qui non e’
avvenuta una sostituzione tra residenti di classe diversa, perche’ quest’area
non era abitata, in quanto nucleo di magazzini di servizio alle navi che
attraccavano sul fiume. L’operazione fondiario/finanziaria ad opera di capitale
privato, cominciava a fine anni ’80, ed e’ stata una delle prime del genere a
Londra, quando sulla riva sud del Tamigi lo scenario urbano era ancora
dickensiano. Le warehouses furono convertite in loft di lusso per gentrifiers
di passaggio, non propriamente stanziali. Tutto e’ in mano ad agenzie
immobiliari extralusso, e di vita di villaggio o tassi di inclusivita’
sociale nemmeno a parlarne. La qualita’
architettonica e ambientale e’ altissima; il valore posizionale, panoramico sul
fiume anche. Dal giovedi’ locali serali, pub e ristoranti si popolano
all’inverosimile, poi i gentrifiers consumano e spariscono.
Rispetto al meccanismo originario, qui manca la
componente sociale come agente delle trasformazioni, per chiamarlo
gentrification. Ne ha di certo le contraddizioni e alcuni effetti, molti di
grande benessere. Ma manca la vita sociale vera, quella che crea il villaggio
della quotidianita’.
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