Gli articoli si guardano, le fotografie si leggono (Arrigo Benedetti)







venerdì 24 febbraio 2012

Anselm Kiefer e l’architettura di Albert Speer. Misura delle distanze. Dal passato.











Il mistero delle cattedrali è il mistero delle utopie: religiose o politiche che siano, spingono lontano verso l’impossibile, a prescindere dai principi ispiratori, dal “bene” o dal “male”, che le muovono. La cattedrale moderna che Kiefer esplora nel suo ultimo lavoro è l’aeroporto Tempelhof di Berlino progettato da Albert Speer architetto di regime di Hitler. 


Le vedute prospettiche sono quasi violente per la forza centripeta con cui “tirano dentro” mentre le si guarda. Tempelhof doveva essere la porta d’Europa della Germania capitale del mondo, dunque enorme, nell'idea deforme del dittatore, come nel progetto destinato a tradurre quell'idea in realtà tangibile. Enormi le tele su cui Kiefer ha lavorato, le più grandi superano i venti metri, per questo è come starci dentro. La luce e la materia invadono, è come trovarsi nel mezzo delle macerie del dopoguerra, arrugginite e ossidate dal tempo che è passato da quando quei luoghi furono abbandonati. Nelle sale del Tempelhof si sente l’eco del vuoto, il gocciolare dell’umidità, il freddo, il rumore dei calcinacci sotto le scarpe. 


Kiefer ha espresso la distanza da quel delirio con elementi -estranei- sovrapposti alle tele che danno la misura dell’abbandono e del tempo intercorso. Sui resti di un muro bombardato campeggia una antenna parabolica, arrugginita, impolverata, ma contemporanea. Sulla piazza circolare del Tempelhof è conficcato il braccio di una bilancia sospeso a pesare un masso; in un'altra tela incombe dall'alto su quella piazza, un enorme compasso che la misura. Basta soffermarsi sul "quanto pesa" e "quanto è grande" uno squarcio simile praticato sulla terra, per decidere senza appello che è frutto di pura follia. L’ingombro in pianta è pari ai cinque quartieri del cuore di Berlino messi insieme.

Non c’è nessuna leggerezza nei lavori di Kiefer alla White Cube, nemmeno nelle enormi rose fossili o nei girasoli cadenti dal tetto dalla hall del Tempelhof. Tutto grida al dolore di un massacro che mai più deve essere. È la Germania nazista, se ne sente l’odore. Kiefer la conosce bene, è un tema da cui non riesce a staccarsi: il rapporto con la storia è la sua ossessione, in continua tensione fra paura e speranza, smarrimento e utopia. 


Attraversare gli spazi architettonici di Kiefer significa, come egli stesso dichiara, esperire il passato: un gesto che da solo dà ottimismo per il futuro, dà prova tangibile che il peggio è passato, laddove l'architettura assume significati opposti da quelli per cui era nata. Le rose abnormi ossidate e adagiate al suolo inquietano, ma ricordano che <è dalle rose che nasce il miglior miele>.

L’aeroporto di Tempelhof fu costruito nel 1927, nel 2008 chiuso per farne un parco.

Anselm Kiefer 
'Il Mistero delle Cattedrali' South Galleries and Cube 9x9x9, alla White Cube Bermondsey, fino al 26 Febbraio


© the artist.  Photo: Ben Westoby Courtesy White Cube

© the artist.  Photo: Ben Westoby Courtesy White Cube

© the artist.  Photo: Ben Westoby Courtesy White Cube








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