Gli articoli si guardano, le fotografie si leggono (Arrigo Benedetti)







venerdì 20 gennaio 2012

Domus London Architecture Guide





















Percorsi inediti per comprendere una città dalla sua architettura. 
Perché è qui che nasce l'architettura moderna.

Architettura e fatti urbani a Londra sono la diretta trasposizione fisica di un mondo di idee in continuo fermento. Londra è habitat naturale delle idee, qui sembrano proliferare come per uno strano fenomeno di spontanea riproduzione. Non esiste forse un luogo in cui la creatività umana si sia mai espressa –e continui a farlo- con pareggiabile intensità e immediatezza, con la stessa spontaneità, dalla bellezza quasi infantile.

Urbanistica, architettura e arte ne sono da sempre lo specchio e ne esprimono complessità, valori, diversità e conflitti nella medesima, singolare forma di convivenza/coesistenza democratica.

Un grattacielo di vetro brillante, la guglia di un campanile gotico e il capannone di un deposito abbandonato si affiancano in una armonia che altrove risulterebbe pura aberrazione. Soluzioni architettoniche ardite e tecnologie avanzate tese ad alti standard abitativi, si applicano anche all’edilizia più malandata, in un continuo ribattersi di elementi spinti nel futuro e “religione” della conservazione. E' questo lo spirito che alimenta scelte progettuali impensabili, come “incastrare” il cilindro di vetro fuori scala del “Gherkin”, accanto alla chiesa di St. Andrew Undershaft del ‘500 -in un tessuto urbano storico tra i pochi salvati ad incendi e bombardamenti- e cambiare per sempre lo skyline della città, senza che questo comporti editti di profanazione di sacro suolo.

Lirica dei contrasti tutta londinese, in cui l’architettura del passato -neo rinascimentale, georgiana o vittoriana che sia- è riconosciuta eredità e patrimonio assoluto nel rispetto filologico di ogni dettaglio- accompagnandosi però, con medesima onestà intellettuale, a nuovi spazi, che dalla scala urbana a quella edilizia, all’interior design, sconvolgono letteralmente quel rigore, con un effetto di totale spiazzamento, cui non e’ possibile abituarsi, ogni volta sorprende.

Tutto è possibile a Londra: quel che conta è che “funzioni”, prima ancora che sia bello o che piaccia.

Tutto si tiene per le motivazioni forti, le ragioni pragmatiche (e di mercato), il senso sociale e civile che, per storia cultura e tradizione, nel mondo anglosassone, sono alla base di ogni azione umana; dunque, di ogni azione di trasformazione della città. L'architettura a Londra non è solo nei singoli edifici: è pratica consolidata nel definire regole urbane ed edilizie a qualsiasi scala.

Il volto di Londra cambia sostanzialmente dagli anni ’50. Con le ricostruzioni del dopoguerra torna ad esprimersi la natura inglese piu’ profonda del “ri-fare architettura”. E si esprime con lo spirito progettuale socialmente orientato, brutalista solo di nome, caratterizzato dall’approccio pragmatico ai problemi urbani, già mostrato nella svolta storica dell’urbanistica post-industriale -nata guarda caso proprio a Londra- .

Progettare per il benessere della gente, nella vita privata -con il social housing- come in quella pubblica e delle relazioni sociali –con una densità di spazi e attrezzature pubbliche unica al mondo- è il principio che muoverà ogni progetto.

Londra: mondo delle idee che diventano realtà.
A comprendere quel mondo in azione vale il proliferare delle gallerie d’arte (oltre 300) –laboratori in progress delle ispirazioni piu’ libere- al punto da poter rappresentare da sole l’identità stessa della città, anche più di qualunque museo.

A comprendere quel mondo valgono qui, le vite stesse di chi ha interpretato e trasformato Londra: capire la città attraverso i suoi architetti è un viaggio nel viaggio.
Personalità creative che già dai primi del 900 incarnano in sé la tensione tra tradizione e avanguardia, senso profondo della cultura inglese.

Gli 80 siti -attentamente selezionati- meritano tutti una visita e alcuni confronti trasversali possono essere utili a riflessioni su argomenti importanti, come ad esempio il tema della casa da Isokon ad Highpoint One, passando per  Grosvenor, Barbican, Alexandra Rd, Robin Hood Gardens, Brunswick, fino al Greenwich Village, a Barking e Bourbon Lane.

Le opere di Lubetkin, Price e Lasdun  sono alcune tra “gli imperdibili” insieme al The Economist, simbolo assoluto dell’architettura moderna, che ne segna ufficialmente la nascita.

Città molteplice e inclusiva, composta da frammenti di infinite citta’ nella citta’, superbo elogio del contrasto (umano e urbano), Londra custodisce il senso vero della sua vita ad uno (e piu’) strati “sotto” le apparenze.

Le selezioni proposte devono considerarsi dunque un pretesto intellettuale, per guardare sempre intorno, alla porta accanto, dietro, più su e più in là di ogni luogo segnalato.
80 siti come pretesto per scoprire i mondi di Londra, capire Londra com’è “dentro”, perdersi nel suo labirinto, in una esplorazione tutta personale di quanto la città possa offrire silente e senza esibirsi.

Non farlo significa perdere una grande occasione di conoscenza della bellezza umana, oltre che architettonica.

1950s. Hot day on Tower Beach

Copyright: Henry Grant Collection/Museum of London

giovedì 12 gennaio 2012

OMA Progress at Barbican until 19 February 2012

OMA/Progress ITA           
Appeso al muro in cucina (in ogni cucina degli uffici OMA a Rotterdam come a New york, Hong Kong o Pechino) c'è un foglio firmato da Rem Koolhaas, più o meno con lo stesso messaggio da circa 15 anni. Nel 1998 Koolhaas decise di comunicare ai suoi collaboratori che, sebbene l'ingenuità di chi è concentrato al lavoro - più che al foglio su cui sta disegnando - porta a sottovalutare le tracce sulle quali cresce un'idea, era ormai tempo di raccogliere e catalogare responsabilmente tutto quanto si andava producendo, senza buttare via nulla. Chi se non Rotor poteva comprendere, e gestire, mole e significato del "non buttare via nulla"?  ... continua
                
Hanging on the wall in the kitchen of any OMA office (Rotterdam, New York, Hong Kong or Beijing) is a piece of paper signed by Rem Koolhaas. For about the last 15 years, it has carried more or less the same message. In 1998, Koolhaas decided to inform his collaborators that, even if that the ingenuity of those who focus on their work—more than on the paper they were drawing on—leads to underestimating the genesis of the idea, it was time to start collecting and cataloging—responsibly—everything that was being produced in the office without throwing anything away. Who, but Rotor, could understand and manage the quantities and meanings of "not throwing anything away?" ...Continue