Ti accorgi che Londra ti ruba il cuore quando ormai è troppo tardi. Conviene soccombere, perché è certo, non delude.
L’atmosfera del venerdì predispone al meglio, perché dalle 5 del pomeriggio le strade si riempiono di quelli che escono dagli uffici e si fermano ai pub per un drink prima di tornare a casa. La vigilia del weekend è scritta sulle facce di tutti ed è contagiosa. L’unico imbarazzo è scegliere dove trovarsi a quell’ora, perché da quell’ora in poi, ogni quartiere ha il suo mood. Personalmente preferisco East London a contatto con la City, al di qua del fiume, Southbank o meglio ancora, la mia amata Bermondsey Street.
La sosta ad un buon bar, su alla Rumpus Room sulla terrazza del Mondrian con vista sul Tamigi al crepuscolo, o in un vecchio pub come il Dickens Inn, in un cortile vociante incastrato su Borough High Street, a due passi dal mercato più incredibile della contea, sintonizzano il passo al ritmo vero di Londra, in quel momento sfuggente della settimana, che dura meno di un paio d’ore, poi tutti a casa a prepararsi per le uscite notturne, o a cena.
Obiettivo da mission impossible potrebbe essere trovarsi pronti, seduti e drink alla mano, al concerto live del Friday Tonic al front room del Queen Elizabeth al Southbank Centre. Più londinese di quello c’è poco. Ci si ferma all’ascolto gente da questo e quell’altro mondo, dalla signora cicciona di passaggio con la spesa busta orange-Sainsbury’s in mano, all’hipster militante, barba e birra. Anche se solo per 10mn, chi passa di là sa che trova musica dal vivo di qualità, da ascoltare o da alzarsi e ballare. Alle 19.30 è tutto finito. Pronti per il dopo.
Il venerdì sera dell’architettura può concludersi in zona, con una cena allo Skylon, il ristorante anni ’50 della Royal Festival Hall, dai soffitti altissimi, lampadari ancora più grandi e vetrate enormi aperte sul panorama invincibile del Tamigi di notte. Oppure, ad allontanarsi di poco, lì dietro la Tate Modern, c‘è Hixter, un ristorante ricavato da una vecchia fabbrica di scatole di metallo. Lo chef proprietario ama l’arte come la cucina, è lo stesso del Tramshed di Shoreditch, quello con la mucca di Damien Hirst al centro della sala. Di recente ha aperto anche un posto all’Old Vic, uno dei teatri più antichi di Londra in zona Waterloo. Insomma tre indirizzi in uno.
Ma veniamo al giovedì dell’arrivo. Il pomeriggio è dedicato ad un pellegrinaggio fisso. A chiusura uffici, in genere intorno alle 5pm, si va a far visita agli studi di Foster & Partners, al di qua dell’Albert Bridge, vicino il Battersea Park. In genere si resta lì più di un’oretta, e se ne esce con gli occhi sgranati di sana invidia e contenti a mille di averci almeno messo piede. Per riequilibrare lo spirito in modalità terrena, basta andare lì vicino, agli studi del caro fu William Alsop, che prima di progettare il suo quartier generale, volle assicurarsi che al piano terra funzionasse un buon bar dove rifornirsi di alcol prima di cominciare qualsivoglia azione creativa. Il bilancio tra i due (op)posti dice tutto dei contrasti eccellenti di Londra. Tutto è disponibile e possibile dalle vette tech di Norman agli abissi visionari di William.
Il secondo appuntamento strategico irremovibile è un passaggio mattutino al NLA, posizionato ad inizio scorribande in giro per la città. Non c’è posto migliore per avere uno sguardo complessivo sulle trasformazoni urbane e i progetti in corso. Il mega plastico digitale lì in mezzo alla sala è l’orgoglio del Centro, rende tutto comprensibile e finalmente si può cominciare ad esplorare le novità architettoniche con le coordinate geografiche di quel che accade, ben chiare in testa.
Ora qui il rischio è che se mi prende la mano comincio a raccontare tutto il viaggio a mo’ di romanzo. Dentro c'è Bloomberg di Foster&Partners, la nuova stazione di London Bridge di Grimashaw, La nuova Royal Opera House di Stanton Williams. E poi il Centre Point revamp, la nuova piazza di Tottenham Court Rd, Coal Drops Yard di Tom Dixon e il centro shopping di Heatherwick. Tantissima roba a King's Cross, incluso i nuovi gasometri residenziali. E poi Battersea Power Station che diventa un intero nuovo quartiere ad alto grado di archistar. E la pensilina mini high line, che attraversa a nastro la City.
Mi fermo e allego LINK AL PROGRAMMA Con necessaria premessa che IL programma sebbene ricco, riporta meno di ciò che vedremo ed è programmato per essere opportunamente sprogrammabile da iniziative lastminute rilevabili in loco.
Com’è che si dice onlain? Oh già, stay tuned.