Gli articoli si guardano, le fotografie si leggono (Arrigo Benedetti)







venerdì 30 novembre 2018

Se Londra ti ruba il cuore


Ti accorgi che Londra ti ruba il cuore quando ormai è troppo tardi. Conviene soccombere, perché è certo, non delude. 


L’atmosfera del venerdì predispone al meglio, perché dalle 5 del pomeriggio le strade si riempiono di quelli che escono dagli uffici e si fermano ai pub per un drink prima di tornare a casa. La vigilia del weekend è scritta sulle facce di tutti ed è contagiosa. L’unico imbarazzo è scegliere dove trovarsi a quell’ora, perché da quell’ora in poi, ogni quartiere ha il suo mood. Personalmente preferisco East London a contatto con la City, al di qua del fiume, Southbank o meglio ancora, la mia amata Bermondsey Street.

La sosta ad un buon bar, su alla Rumpus Room sulla terrazza del Mondrian con vista sul Tamigi al crepuscolo, o in un vecchio pub come il Dickens Inn, in un cortile vociante incastrato su Borough High Street, a due passi dal mercato più incredibile della contea, sintonizzano il passo al ritmo vero di Londra, in quel momento sfuggente della settimana, che dura meno di un paio d’ore, poi tutti a casa a prepararsi per le uscite notturne, o a cena. 


Obiettivo da mission impossible potrebbe essere trovarsi pronti, seduti e drink alla mano, al concerto live del Friday Tonic al front room del Queen Elizabeth al Southbank Centre. Più londinese di quello c’è poco. Ci si ferma all’ascolto gente da questo e quell’altro mondo, dalla signora cicciona di passaggio con la spesa busta orange-Sainsbury’s in mano, all’hipster militante, barba e birra. Anche se solo per 10mn, chi passa di là sa che trova musica dal vivo di qualità, da ascoltare o da alzarsi e ballare. Alle 19.30 è tutto finito. Pronti per il dopo.  

Il venerdì sera dell’architettura può concludersi in zona, con una cena allo Skylon, il ristorante anni ’50 della Royal Festival Hall, dai soffitti altissimi, lampadari ancora più grandi e vetrate enormi aperte sul panorama invincibile del Tamigi di notte. Oppure, ad allontanarsi di poco, lì dietro la Tate Modern, c‘è Hixter, un ristorante ricavato da una vecchia fabbrica di scatole di metallo. Lo chef proprietario ama l’arte come la cucina, è lo stesso del Tramshed di Shoreditch, quello con la mucca di Damien Hirst al centro della sala. Di recente ha aperto anche un posto all’Old Vic, uno dei teatri più antichi di Londra in zona Waterloo. Insomma tre indirizzi in uno.

Ma veniamo al giovedì dell’arrivo. Il pomeriggio è dedicato ad un pellegrinaggio fisso. A chiusura uffici, in genere intorno alle 5pm, si va a far visita agli studi di Foster & Partners, al di qua dell’Albert Bridge, vicino il Battersea Park. In genere si resta lì più di un’oretta, e se ne esce con gli occhi sgranati di sana invidia e contenti a mille di averci almeno messo piede. Per riequilibrare lo spirito in modalità terrena, basta andare lì vicino, agli studi del caro fu William Alsop, che prima di progettare il suo quartier generale, volle assicurarsi che al piano terra funzionasse un buon bar dove rifornirsi di alcol prima di cominciare qualsivoglia azione creativa. Il bilancio tra i due (op)posti dice tutto dei contrasti eccellenti di Londra. Tutto è disponibile e possibile dalle vette tech di Norman agli abissi visionari di William.

Il secondo appuntamento strategico irremovibile è un passaggio mattutino al NLA, posizionato ad inizio scorribande in giro per la città. Non c’è posto migliore per avere uno sguardo complessivo sulle trasformazoni urbane e i progetti in corso. Il mega plastico digitale lì in mezzo alla sala è l’orgoglio del Centro, rende tutto comprensibile e finalmente si può cominciare ad esplorare le novità architettoniche con le coordinate geografiche di quel che accade, ben chiare in testa.

Ora qui il rischio è che se mi prende la mano comincio a raccontare tutto il viaggio a mo’ di romanzo. Dentro c'è Bloomberg di Foster&Partners, la nuova stazione di London Bridge di Grimashaw, La nuova Royal Opera House di Stanton Williams. E poi il Centre Point revamp, la nuova piazza di Tottenham Court Rd, Coal Drops Yard di Tom Dixon e il centro shopping di Heatherwick. Tantissima roba a King's Cross, incluso i nuovi gasometri residenziali. E poi Battersea Power Station che diventa un intero nuovo quartiere ad alto grado di archistar. E la pensilina mini high line, che attraversa a nastro la City.

Mi fermo e allego LINK AL PROGRAMMA Con necessaria premessa che IL programma sebbene ricco, riporta meno di ciò che vedremo ed è programmato per essere opportunamente sprogrammabile da iniziative lastminute rilevabili in loco. 
Com’è che si dice onlain? Oh già, stay tuned.


































venerdì 23 novembre 2018

Cose di viaggio in tema di architettura

ARCHIinoia


ARCHITETTURA IN VIAGGIO


Archinoia è il nome del sito di Marta, architetta tutt'altro che noiosa conosciuta su instagram  grazie a certe foto bellissime che scatta, pubblica e commenta con una leggerezza perforante, tra il lirico e il cinico. Sì perché Marta ha un'ironia strana, che ti mette di immediato buonumore, anche se in realtà ti sta parlando di cose toste, di quanto questa professione sia (prevalentemente) sfigata per la moltitudine di chi la lavora senza diventarne necessariamente una star. Giorno dopo giorno, foto dopo foto, ti porta in giro per milano e la liguria, quando non è in viaggio in albania o in svizzera o a playa del carmen, con dei flash visivi e mentali che pungono come un ago per glaciale verità neorealista, e poi ti fa sorridere per quanto è bella la vita anche così com'è.

Insomma, Marta a un certo punto decide di voler scrivere qualcosa su i miei viaggi, quelli di architettura e quelli preparatori ai viaggi di architettura. E alla fine lo fa, e lo pubblica pure. E' accaduto ieri, 22 novembre 2018 e l'articolo è al link del suo nome, oggi titolo del mio post.

Un grande grazie a Marta!











London Bridge e dintorni: la Londra foodie di Bankside


Appetiti d'alta quota e passeggiate lungofiume, un po' di buone scuse per fermarsi a gustare panorami e buona cucina


































In quota al 35mo piano c’è Tīng, sul fiume c’è Sea Container, che ha sul tetto la Rumpus Room; più in là ha aperto Flatiron Square. Nel quartiere, tra i più vibranti di Londra, ci si può improvvisare a far vita da locals, quella vera, anche per pochi giorni. La mappa archi-food di London Bridge intorno al Borough Market è in continuo aggiornamento, perché a Londra tutto si muove, sempre.


London Bridge
La vocazione food di London Bridge e dintorni nasce dalla destinazione speciale dell’area dai tempi del mercato romano, poi medievale, e dalla prossimità con il Tamigi e i suoi trasporti alimentari. Borough Market ha condotto il gioco per secoli, fin quando Londra non si è accorta che la sponda sud del fiume poteva essere una risorsa urbana ed economica fondamentale per la città. Allora South Bank è diventata un riferimento per le passeggiate, il tempo libero e, ovviamente, la spesa al mercato del sabato. Con la Tate Modern, a circa 50 anni dalla fondazione del Southbank Centre, tempio indiscusso della rinascita della Great Britain, si è aggiunto un altro tassello importante per l'attrattiva culturale di questa parte della città. Con More London, inoltre, la passeggiata pedonale si allunga di oltre un km a est, e raggiunge Shad Thames.

Archi-food district

Ristoranti e luoghi dove mangiar bene, cibo di strada incluso, diventano le tappe imperdibili dei weekend londinesi, posti che, uniti all’alta densità di progetti urbani, d’architettura e design attraversabile, sono valsi a quest'area il nick di archi-food district. Ma prima di posti come il Sea Container, il ristorante con la sua sala a pelo d’acqua e la spettacolare Rumpus Room in terrazza; prima di Tīng, in quota al piano 35 del grattacielo più alto d’Europa, non esistevano molti posti dove godere di buon cibo e vista sulla città, con la complicità di un tavolo panoramico, spudoratamente romantico. La terrazza all’Oxo Tower ha fatto da pioniera quanto a sguardi mozzafiato sulle luci del Tamigi, ma è stata la sola, per anni, a raccontarne le bellezze. Ora, invece, la mappa è più ricca.

Tīng

È a 128m in quota, al livello 35 della Shard, la scheggia in vetro firmata da Renzo Piano che ospita anche lo Shangri La. Ma non occorre esser ospiti dell'albergo, esperienza che certo non guasta, per gustare sapori e raffinatezze di questa cucina british con twist asiatici ben calibrati per stile e gusto. Il Tīng accoglie come in un living (e il nome, in cinese, significa proprio salotto), per l’eleganza discreta apprezzabile nei dettagli d’arte, nell’ambiente dai toni neutri con tocchi di legno caldo e oro. L’aura della cultura cinese è presente ovunque senza dominare.Il mix perfetto tra cucina asiatica, rivisitazioni europee e mercato locale in diretta dal mondo, si compie grazie proprio al vicino Borough Market, punto di riferimento per l’approvvigionamento di materie prime freschissime, carni, pesce, ortaggi e verdure incluse. Tra i diversi menu - essenziali, frutto di sintesi accuratissima tra i molti piatti della cucina asiatica - ce ne è uno speciale: personalizzabile, dedicato al mercato del giorno, si chiama Chef’s Market Table. Una proposta che assicura una cena gustosissima e leggera, mentre la carta dei dolci invita a una seconda degustazione da fare senza sensi di colpa, pronti a nuove scoperte. Ma al Tīng si va anche per il tè, un rituale dal servizio impeccabile, con una scelta tra più di trenta varietà, o per la prima colazione, per iniziare la giornata in modo esclusivo, con tutta Londra che si offre allo sguardo: sotto, davanti e intorno, dalla cattedrale di St. Paul fin giù ai grattacieli di Canary Wharf, una visione da far girar la testa. Il contrasto colto tra lo stile tecnologico e ultramoderno dell’edificio e il calore dell’ospitalità dal gusto antico rendono questo luogo unico, un indirizzo da aggiungere ai primi posti nell’agenda dei preferiti, non solo a Londra.
Tīng | Shangri-La Hotel | Gran Bretagna | Londra SE1 9QU | At The Shard | 31, St Thomas Street | Level 35 | tel. +44 (0)207 234 8108 | http://www.ting-shangri-la.com/





Sea Container

Al SeaContainer del Mondrian tutto è ispirato all’età d’oro dei viaggi in transatlantico e un po’ quell’effetto lo fa star seduti lungo la vetrata lato Tamigi, magari al crepuscolo. Il progetto si deve a Tom Dixon, che ha creato una continuità fluida traristorante, sale relax per l’afternoon tea e il pluripremiato Dandelyan, miglior cocktail bar al mondo 2017 al Tales of the Cocktail Spirited Awards, solo uno dei moltissimi riconoscimenti ricevuti dall’inaugurazione ad oggi. 
La cucina, con un enorme forno a legna, è completamente aperta sulla sala e al centro del ristorante occupano la scena un bar ellittico e un sottomarino giallo sospeso, a ribadire il tema ‘marine’. La vista ravvicinata delle acque del Tamigi vale da sola la cena, ma il menu sarebbe attraente anche se il Sea Container non si trovasse bordo fiume. Ai fornelli c’è chef Gus Crosby, esperienze da Smith of Smithfield prima e al Launceston Place dopo, capace con le sue creazioni gastronomiche di valorizzare e sostenere i fornitori locali. Il menu, un mix britannico/americano in continua evoluzione, cambia stagionalmente e sorprende per colore, freschezza, e per l’autenticità delle incursioni mediterranee ricche di profumi fragranti. L’aperitivo al Dandelyan prima di cena a firma di Ryan Chetiyawardana è d’obbligo, come lo è, dopocena, una sosta alla terrazza al 12mo piano, alla Rumpus Room: atmosfera anni ’20, arredi a contrasto oro e prugna, e il bar in una camera interamente di vetro, tutto Tom Dixon style, per un effetto notte da capogiro.
Sea Container | Mondrian | Gran Bretagna | Londra Se1 9pd 20 Upper Ground | tel. +44 (0)20 3747 1063 https://www.seacontainersrestaurant.com/







Con i piedi per terra

Per chi ama invece immergersi nella folla rituale del venerdì pomeriggio la meta d’obbligo è Flat Iron Square, la nuova piazza food di Bankside, nata da Urban Forest, il progetto di Rogers&Partners, come al solito visionario, che conta su tre elementi: strategia, rigenerazione e successo assicurato. La food hall si distende sotto il viadotto della ferrovia di London Bridge che collega due slarghi urbani: di là Union Square, di qua il grande vuoto sul retro del vecchio teatro The Bunker, con la Menier Chocolate Factory. Rinascono così 7 archi ferroviari, con 17 diversi tipi di ristoranti e punti ristoro, tutti gestiti da piccole imprese indipendenti.
La Low-Line di Bankside ispirata per opposizione alla High-Line newyorchese, corre sotto i binari e riconnette spazi per i quali la ferrovia faceva da barriera. La passeggiata pedonale apre tratti del quartiere prima inaccessibili, collegando con una vitalità mai vista prima, due facce della stessa zona da sempre estranee. Il nuovo spazio persegue la lunga tradizione di Bankside come destinazione culturale nella capitale e sostiene la strategia di rilancio dell’imprenditoria locale in una acrobazia di connessione urbana tra le più riuscite in città.
Flat Iron Square | Gran Bretagna | Londra SE1 1TD | tel. + 44 (0)20 3179 9800 |http://www.flatironsquare.co.uk/
Better Bankside Bankside Community Space | Gran Bretagna | Londra SE1 0FD | tel. +44 (0)20 7928 3998 | http://www.betterbankside.co.uk/buf/the-low-line